Quest‘effetto collaterale costituisce una delle cause principali di sospensione del trattamento. È necessario comunicare all’oncologo che vi ha in cura qualunque effetto collaterale che ritenete possa essere connesso con la terapia. Il letrozolo si usa per il trattamento del carcinoma della mammella e dell’ovaio (quest’ultimo in caso di ripresa della malattia) nelle donne in post-menopausa.
Questo farmaco è utilizzato nei casi in cui non si è ancora entrati in menopausa o si è già superata, ma anche quando non è possibile assumere farmaci inibitori delle aromatasi. Gli ormoni sessuali, estrogeni e progestinici, sono implicati anche nello sviluppo del cancro dell’ovaio, stimolando la proliferazione delle cellule cancerose. Per quanto riguarda la terapia ormonale per il tumore dell’ovaio, l’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco, consente l’utilizzo degli inibitori dell’aromatasi nel trattamento della recidiva, anche se in letteratura ci sono pochi dati sull’efficacia di questo trattamento. In clinica, dunque, vengono utilizzati, in particolare in caso di recidiva, nella pausa tra un ciclo di chemioterapia e l’altro.
In alcuni casi si può valutare con l’oncologo la sostituzione di un inibitore delle aromatasi con un altro inibitore o con il tamoxifene. Quest’ultimo, pur essendo un antitumorale ormonale anti-estrogenico, agisce diversamente dagli inibitori delle aromatasi e con meno probabilità di sviluppo di artralgie. Gli antidepressivi con effetto antalgico e gli oppioidi, in casi particolari di dolore intenso e refrattario ai FANS. In quest’ultimo caso meglio fare riferimento al terapista del dolore, per valutare insieme gli effetti collaterali e la durata della terapia.
Il principio attivo è il letrozolo. Ogni compressa rivestita con film contiene 2,5 mg di letrozolo. Gli altri componenti sono lattosio monoidrato, cellulosa microcristallina, amido di mais, carbossimetilamido sodico, magnesio stearato e silice colloidale anidra.
Queste sostanze non sempre sono utili a curare la tua malattia, e molto spesso invece possono interagire o compromettere l’efficacia dei medicinali effettivamente efficaci prescritti dal tuo medico per curare la tua malattia. Anche il farmacista può darti preziosi consigli su un utilizzo appropriato di queste sostanze, o comunicarti quando sono controindicate. Il letrozolo agisce diminuendo la quantità di estrogeni prodotti dall’organismo contribuendo a bloccare la crescita di alcune forme tumorali alla mammella, le cui cellule necessitano di questi ormoni per proliferare. Pur garantendo l’esattezza e il rigore scientifico delle informazioni, Aimac declina ogni responsabilità con riferimento alle indicazioni fornite sui trattamenti, ricordando a tutti i pazienti visitatori che in caso di disturbi e/o malattie è sempre necessario rivolgersi al proprio medico curante.
Bicalutamide Questo farmaco, che si prende per bocca una sola volta al giorno alla dose di 50 mg/die, è di solito usato in associazione agli agonisti LHRH nel primo mese di trattamento, per ridurre i fenomeni di flare-up sopra menzionati. In condizioni fisiologiche, la maggior parte degli ormoni androgeni è prodotta dai testicoli in risposta alla stimolazione dell’ormone luteinizzante (LH) – asse ipotalamo-ipofisario-gonadico – e una parte molto minore (10 per cento) viene secreta dalle ghiandole surrenaliche. Premetto che sono una di quelle pazienti quasi “miracolate” che in 3 mesi di chemio con adriamicina + ciclofosfamide seguiti da 4 di taxolo, non ha MAI avuto un minuto di nausea (vomito men che meno)!!! Dopo 2 settimane di sospensione sono passata ad un altro inibitore dell’aromatase, l’exemestane (Aromasin, ma esiste anche il generico).
Con il tamoxifene si possono verificare gli effetti tipici da carenza di estrogeni comuni alle altre forme di terapia ormonale. Gli inibitori dell’aromatasi danno invece spesso importanti sintomi soggettivi, in particolari dolori ossei e articolari, mal tollerati da molte pazienti. La scelta riguardo all’uno o all’altro farmaco dipende da diversi fattori clinici riguardanti il tumore e la paziente, e deve essere il più possibile personalizzata. L’exemestane appartiene alla famiglia degli inibitori dell’aromatasi, insieme al letrozolo e all’anastrozolo.
La possibilità di essere sottoposte alla terapia ormonale dipende dalla presenza, sulla superficie esterna delle cellule tumorali, di recettori per gli estrogeni e/o per il progesterone. Il legame tra queste particolari proteine e gli ormoni stimola la crescita e la proliferazione delle cellule tumorali. La scelta del trattamento ormonale dipende da una serie di fattori come le caratteristiche della malattia, la presenza e il numero di recettori specifici, se la donna è o no in menopausa, se ha già ricevuto altre cure e quali. Per evitare la ricomparsa della malattia, in genere il trattamento ormonale deve essere assunto per cinque anni; tuttavia questo periodo può variare a seconda della risposta ottenuta e nel caso di malattia avanzata.
La somministrazione concomitante di letrozolo con questa tipologia di farmaci dovrebbe, pertanto, essere evitata. Da studi condotti in vitro, sembra che il letrozolo sia in grado di inibire gli isoenzimi P2A6 e P2C19 del citocromo P450. In ogni caso, è necessario informare il medico se si stanno assumendo – o se sono stati recentemente assunti – farmaci di qualsiasi tipo, compresi farmaci da banco e prodotti omeopatici e/o erboristici.
I farmaci cui si può ricorrere sono i FANS, gli analgesici, i cortisonici e la vitamina D. I FANS svolgono attività analgesica e antinfiammatoria, la risposta a questi farmaci è però individuale e varia da paziente a paziente, così come diversi sono gli affetti avversi. La terapia ormonale per il tumore dell’endometrio non è un’opzione terapeutica efficace in tutte le pazienti, ma solo in casi specifici. Nei tumori al primo stadio, se la donna è ancora in età fertile e desidera avere dei figli, solo in alcuni casi selezionati per preservare la fertilità si utilizza una spirale al progestinico così da evitare o rimandare l’asportazione dell’utero.
Le donne con tumore mammario che seguono una terapia precauzionale – per ridurre il rischio di recidiva – con terapia endocrina (Letrozolo) prolungata, possono interrompere la cura per tre mesi all'anno senza perdere l'effetto protettivo del farmaco, ma migliorando la loro qualità di vita.
Per ridurre il rischio di recidive dopo un tumore al seno è dimostrata da tempo l’efficacia della terapia endocrina nel caso di tumori positivi ai recettori ormonali in donne dopo la menopausa. In genere alle pazienti vengono proposti farmaci chiamati inibitori dell’aromatasi (letrozolo, anastrozolo, trenaject 10 exemestane) oppure tamoxifene per due o tre anni seguito da inibitori dell’aromatasi per altri due o tre anni. Attualmente le linee guida prevedono la raccomandazione di personalizzare la durata della terapia in base alla tollerabilità degli effetti collaterali e al rischio individuale.
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L’aromatasi è un enzima presente nei follicoli ovarici, che catalizza la sintesi degli estrogeni a partire dagli androgeni (gli ormoni sessuali maschili prodotti dalle ghiandole surrenali). Dopo la menopausa gli estrogeni derivano quasi completamente dalle aromatasi non ovariche. Gli inibitori dell’aromatasi inibiscono o inattivano l’enzima aromatasi, determinando conseguentemente una soppressione totale della sintesi di estrogeni, in particolare nelle donne in postmenopausa.
Mi cadono di notte e già intravedo un buco sul davanti e i capelli mi sono diventati sottili e ricci. Pensavo a stress per il covid-19, ma informandomi ho capito che è il Femara, quindi speriamo che poi ricrescano velocemente. Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere novità, offerte e informazioni su Humanitas San Pio X.